Quieto | |
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Quieto su di una moneta celebrante la Eterna Roma.[1] | |
Aspirante imperatore romano | |
In carica | 260 – 261 con Macriano Minore |
Nome completo | Titus Fulvius Iunius Quietus |
Morte | Emesa, 261 |
Padre | Fulvio Macriano |
Madre | Giunia |
Tito Fulvio Giunio Quieto (latino: Titus Fulvius Iunius Quietus; ... – 261) fu uno dei Macriani, famiglia di usurpatori contro l'imperatore romano Gallieno.
Quieto fu figlio di Fulvio Macriano e di una nobildonna, forse chiamata Giunia, di classe senatoriale. L'affermazione della Historia Augusta che fosse un tribuno militare sotto l'imperatore Valeriano è contestata dagli storici. Quieto fu elevato al soglio imperiale assieme al fratello Macriano Minore dopo che la cattura di Valeriano durante la campagna contro i Sasanidi ebbe lasciato un vuoto di potere in oriente (260): con l'esercito romano avanzato profondamente nel territorio nemico e il legittimo imperatore Gallieno lontano in occidente, i soldati elessero augusti i due fratelli, i quali avevano il sostegno del loro padre, il custode del tesoro dell'esercito, e del prefetto del pretorio Ballista.
Quieto e Macriano, eletti consoli, dovettero affrontare Gallieno: mentre Quieto rimase con Ballista in oriente, i due Macriani portarono l'esercito in occidente, per essere sconfitti e uccisi nell'Illirico (261).[2] Quieto perse il controllo delle province orientali, che riconobbero l'autorità di Odenato di Palmira: obbligato a fuggire a Emesa, fu lì ucciso dalla popolazione, forse per istigazione di Ballista.[3][4]
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