Mustafa Kemal Atatürk | |
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Presidente della Turchia | |
Durata mandato | 20 ottobre 1923 – 10 novembre 1938 |
Primo ministro | İsmet İnönü Ali Fethi Okyar Celâl Bayar |
Predecessore | - |
Successore | İsmet İnönü |
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Primo ministro della Turchia | |
Durata mandato | 3 maggio 1920 – 24 gennaio 1921 |
Predecessore | - |
Successore | Fevzi Çakmak |
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Presidente della Grande Assemblea Nazionale della Turchia | |
Durata mandato | 24 aprile 1920 – 29 ottobre 1923 |
Predecessore | - |
Successore | Ali Fethi Okyar |
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Leader del Partito Popolare Repubblicano | |
Durata mandato | 9 settembre 1923 – 10 novembre 1938 |
Predecessore | - |
Successore | İsmet İnönü |
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Dati generali | |
Partito politico | Popolare Repubblicano |
Firma | ![]() |
Mustafa Kemal Atatürk (IPA: [musˈtäfä ceˈmäl ätäˈtyɾc]) (Salonicco, 19 maggio 1881[1] – Istanbul, 10 novembre 1938) è stato un militare e politico turco, fondatore e primo Presidente della Turchia (1923-1938). È considerato l'eroe nazionale turco.
Mustafa Kemal nasce a Salonicco nel 1881 in una casa oggi diventata un museo. Il padre, Ali Rıza Efendi (presumibilmente nato nel 1839) si sposò con Zübeyde Hanım. Da questa coppia nacquero sei figli: Fatma (nata nel 1872, morta nel 1875), Ahmet (nato nel 1874, morto nel 1883), Ömer (nato nel 1875, morto nel 1883), Mustafa (Kemal Atatürk), Makbule (nata nel 1885, morta nel 1956) e Naciye (nata nel 1889, morta nel 1901). Fatma, Ahmet e Ömer morirono in tenera età a causa della difterite.
La sorella più piccola di Atatürk, Naciye, morì a dodici anni per tubercolosi.
"Giovane Turco" di media rilevanza prima della Grande Guerra, fu un brillante generale durante il primo conflitto mondiale; assieme al generale tedesco Liman von Sanders (La Germania era alleata dell'Impero ottomano), ottenne una schiacciante vittoria contro le forze da sbarco alleate durante la battaglia di Gallipoli, nella quale Kemal si distinse particolarmente.
Fu promotore della Grande Assemblea Nazionale di Ankara (1920). Sconfiggendo i greci (1919-22) e l'esercito del Califfo ristabilì l'unità e l'indipendenza della Turchia, quindi depose il sultano Maometto VI (1922), fondò la Repubblica (1923) e diede vita a una serie di riforme fondamentali dell'ordinamento della nazione, sulla base di un'ideologia di chiaro stampo occidentalista, nazionalista e avversa al clero musulmano, che da lui prese il nome di kemalismo. Abolì il califfato e pose le organizzazioni religiose sotto il controllo statale, laicizzò lo Stato, riconobbe la parità dei sessi, istituì il suffragio universale, la domenica come giorno festivo, proibì l'uso del velo islamico alle donne nei locali pubblici (legge abolita solo negli anni 2000, dal partito islamico al governo), adottò l'alfabeto latino, il calendario gregoriano, il sistema metrico decimale e proibì l'uso del Fez e del turbante, troppo legati al passato regime, così come la barba per i funzionari pubblici e i baffi alla turca per i militari. Egli stesso prese a vestire in abiti occidentali, ma mantenne temporaneamente l'Islam come religione di Stato, per non turbare eccessivamente i turchi più religiosi.
In ambito giuridico, abrogò ogni norma e pena che poteva ricollegarsi alla legge islamica, promulgò un nuovo codice civile che aveva come modello il codice civile svizzero[2], e un codice penale basato sul codice italiano dell'epoca, ma mantenne la pena di morte. Furono inoltre legalizzate le bevande alcoliche e depenalizzata l'omosessualità.
Al fine di garantire la stabilità e la sicurezza dello Stato, istituì tuttavia un sistema autoritario fondato sul partito unico, che sarebbe rimasto in vigore fino a dopo la sua morte. Inoltre, secondo la costituzione kemalista, a guardia della laicità contro i possibili tentativi dei movimenti islamici, venne posto l'esercito stesso, autorizzato a colpi di stato per difendere la secolarizzazione. Nonostante la Turchia fosse rimasta intrinsecamente conservatrice, soprattutto a livello popolare, le riforme di Mustafa Kemal la avvicinarono sensibilmente all'Europa. Si registrarono però fenomeni di repressione delle opposizioni e pesanti violenze contro i curdi.[3]
Cambiò il suo nome da Mustafa Kemal a Mustafa Pascià, poi Mustafa Kamal ed infine Kemal Atatürk.
Atatürk ("Padre dei Turchi") fu il cognome - assegnato esclusivamente a lui con apposito decreto - che nel 1934 il Parlamento della Repubblica, in base alla "Legge sul cognome", attribuì a Mustafa Kemal quando egli fece adottare regolari cognomi di famiglia, assenti nella tradizione turco-ottomana (tranne per le minoranze cristiane ed ebraiche), come era invece l'uso del mondo occidentale.
« Il capo immortale e l'eroe senza rivali » |
(Preambolo della Costituzione della Repubblica Turca.) |
Mustafa Kemal morì di cirrosi epatica nel 1938 nel Palazzo Dolmabahçe, situato sulla riva del Bosforo, nel quartiere Beşiktaş di Istanbul e le sue spoglie riposano nell'Anıtkabir, mausoleo appositamente costruito per lui ad Ankara, capitale dello Stato repubblicano che egli contribuì in modo decisivo a creare.
Quella che guidò è spesso citata come esempio di rivoluzione nazionalista che trasforma una monarchia in una repubblica. La sua politica estera è riassumibile per sommi capi in una frase da egli pronunciata: "pace in casa, pace nel mondo". Inoltre, benché fosse lontanissimo dall'ideologia marxista, e anzi sostenesse l'inesistenza della questione di classe, i rapporti tra Mustafa Kemal e Lenin furono improntati a grande rispetto, e anche in seguito il buon vicinato con l'URSS[4] fu tra i cardini della politica estera kemalista. Le ragioni di questa scelta diplomatica sono da rintracciare, più che in affinità politiche, nel sostegno che l'Unione Sovietica concesse a Kemal durante la guerra di liberazione dall'occupazione degli Alleati, che consisteva principalmente nella fornitura di oro e di armamenti, nonché esigui aiuti economici.
A succedergli fu il suo braccio destro İsmet İnönü. I rapporti tra i due si erano deteriorati, ma Atatürk non volle o non poté esprimere una chiara scelta alternativa e la burocrazia del partito-Stato, il CHP, vedeva in İnönü il suo massimo garante. Con İnönü la Turchia continua la strada marcata da Mustafa Kemal, prima con un'accentuazione degli aspetti autoritari, poi, conclusasi la seconda guerra mondiale, con il passaggio al multipartitismo.
Atatürk è tuttora oggetto in Turchia di una religione civile. L'insulto alla sua persona è un vero e proprio reato. Questo riformatore ha lasciato una profonda e controversa eredità. La sua opera può essere considerata paradigmatica del problematico rapporto tra l'universalismo della civiltà occidentale e le altrui culture. Samuel Huntington considera il kemalismo una ben precisa ed estrema visione del mondo, secondo la quale la completa occidentalizzazione di società intrinsecamente non occidentale è possibile, necessaria e in sé desiderabile. Hamit Bozarslan invece sottolinea l'aspetto autoritario della politica kemalista che giunge alla completa identificazione tra Stato e persona, lasciando alle generazioni successive la missione di preservare la nazione, quale entità immodificabile definita una volta per tutte.
A Kemal Atatürk sono dedicati, fra gli altri, il nuovo stadio olimpico di Istanbul e il principale aeroporto di Istanbul.
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Cavaliere di I classe dell'Ordine di Medjidié |
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Cavaliere di II classe dell'Ordine di Osmanie |
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Cavaliere dell'Ordine di Murassa |
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Medaglia di Imtiaz in argento |
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Medaglia di Liyakat (2 volte) |
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Stella di Gallipoli |
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Medaglia dell'indipendenza turca |
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Commendatore dell'Ordine di Sant'Alessandro |
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Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore |
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Cavaliere della Croce di Ferro |
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Cavaliere di I classe dell'Ordine della Corona di Prussia |
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Cavaliere dell'Ordine di Aliyülala |
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Croce al merito militare di I classe |
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Medaglia d'oro al merito militare (Signum Laudis) |
Kadıköy: monumento commemorativo della riforma della lingua turca operata da Atatürk
Mustafa Kemal Atatürk, ad Ankara con il Re di Afghanistan , Amānullāh Khān (1928)
Controllo di autorità | VIAF: 87758727 · LCCN: n80044800 · GND: 118650793 · BNF: cb12055367s (data) |
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