Italia, Lucca (Repubblica). Moneta Scudo d'Argento Grande. Tipo 1 anno!
Anno di conio: 1753
Riferimento: Davenport 1375, KM-62. R!
Denominazione: Scudo – Tipo 1 anno con diametro più piccolo e decorazione del bordo!
Peso: 25,62 g
Diametro: 39 mm
Materiale: argento
Dritto: San Martino a cavallo a sinistra, che offre il suo mantello al mendicante.
Legenda: SANCTUS MARTINUS *
Rovescio: Corona sopra stemma della Repubblica di Lucca (con iscrizione "LIBERTAS") entro fogliame, sorretta da animali stanti.
Legenda: LUCENSIS RESPUBLICA 1753
San Martino di Tours (316-397 circa) era figlio di un tribuno romano. Mentre era di stanza ad Amiens si imbatté in un mendicante affamato e seminudo e, d'impulso, tagliò in due il suo ricco mantello e ne offrì metà al povero. Nel Medioevo il suo culto divenne il fulcro della carità cristiana e in tutta Europa furono erette imponenti cattedrali in suo nome. La sua cattedrale a Lucca fu iniziata nel 1060. I lucchesi lo scelsero come santo patrono durante le loro lotte per rimanere indipendenti dai vicini più grandi e potenti come Firenze, Parma e Pisa. Nel 1799 Napoleone pose fine a oltre 400 anni di indipendenza.
La Repubblica di Lucca fu un antico Stato toscano durato dal 1160 al 1805. Dopo la morte di Matilde di Canossa, la città di Lucca cominciò a costituirsi in comune autonomo, con statuto nel 1160. Per quasi 500 anni Lucca rimase una repubblica indipendente. Molte erano le province minori nella regione tra la Liguria meridionale e la Toscana settentrionale dominate dai Malaspina; La Toscana in questo periodo faceva parte dell'Europa feudale. La Divina Commedia di Dante contiene molti riferimenti alle grandi famiglie feudali che avevano vaste giurisdizioni con diritti amministrativi e giudiziari. Dante trascorse parte del suo esilio a Lucca. Nel 1273 e ancora nel 1277 Lucca fu governata da un capitano del popolo guelfo di nome Luchetto Gattilusio. Nel 1314, discordie interne permisero a Uguccione della Faggiuola di Pisa di farsi signore di Lucca. I Lucchesi lo cacciarono due anni dopo, e consegnarono la città ad un altro condottiero Castruccio Castracani, sotto il cui governo divenne uno stato leader dell'Italia centrale. Lucca rivaleggiò con Firenze fino alla morte di Castracani nel 1328. Il 22 e 23 settembre 1325, nella battaglia di Altopascio, Castracani sconfisse i guelfi di Firenze. Per questo fu nominato da Luigi IV il Bavarese duca di Lucca. La tomba di Castracani si trova nella chiesa di San Francesco. La sua biografia è il terzo famoso libro di Machiavelli sul governo politico. Nel 1408 Lucca ospitò la convocazione destinata a porre fine allo scisma nel papato. Occupata dalle truppe di Ludovico il Bavaro, la città fu venduta ad un ricco genovese, Gherardino Spinola, poi sequestrata da Giovanni, re di Boemia. Dato in pegno ai Rossi di Parma, fu da questi ceduto a Martino della Scala di Verona, venduto ai Fiorentini, ceduto ai Pisani, quindi liberato nominalmente dall'imperatore Carlo IV e governato dal suo vicario. Lucca riuscì, dapprima come democrazia, e dopo il 1628 come oligarchia, a mantenere la propria indipendenza insieme a Venezia e Genova, e dipinse la parola Libertas sul suo stendardo fino alla Rivoluzione francese del 1789. Lucca era la terza città stato italiana più grande ( dopo Venezia e Genova) con una costituzione repubblicana ("comune") per mantenersi indipendente nel corso dei secoli.
La storia della Repubblica subì un grande cambiamento dopo l'invasione francese del 1799. I giacobini imposero una Costituzione democratica che affidava il governo ad un Direttorio Esecutivo, con una legislatura bicamerale composta dal Consiglio dei Giovani e dal Consiglio degli Anziani. Questa situazione non durò a lungo: cinque mesi dopo, le forze austriache conquistarono la città e istituirono una Reggenza Provvisoria. L'esercito francese tornò finalmente alla fine del 1800 e una nuova Costituzione fu pubblicata nel 1801, ripristinando la carica di Console di Giustizia come presidente dell'Esecutivo, con un parlamento chiamato Gran Consiglio.
Nel 1805 Lucca passò a Napoleone, che nominò principessa la sorella Elisa Bonaparte Baciocchi, unendo lo Stato al Principato di Piombino.