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Impero achemenide (550–330 BC)

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Impero Achemenide
Impero Achemenide - Stemma
Dati amministrativi
Nome ufficiale Hakhâmaneshiyân
Lingue ufficiali Persiano antico
Lingue parlate Accadico, Elamitico (epigrafiche), Aramaico (documentaria)
Capitale Susa (amministrativa), Ecbatana (residenza estiva), Persepoli (cerimoniale, a partire da Dario I), Pasargade (residenza di Ciro II)
Politica
Forma di Stato Monarchia assoluta
Forma di governo
xšayāθiya xšayāθiyānām (Re dei Re) Da Ciro I di Persia a Dario III Codomano
Nascita 540 a.C. con Ciro I di Persia
Causa Conquista dell'Impero Assiro.
Fine 331 a.C. con Dario III Codomano
Causa Conquista della Persia da parte di Alessandro Magno e assassinio di Dario III Codomano
Territorio e popolazione
Bacino geografico Grecia, Tracia, Anatolia, Palestina, Egitto, Mesopotamia, Persia, Afghanistan e Battra
Territorio originale Persia
Economia
Valuta Darico d'oro
Commerci con Fenici, Greci
Religione e società
Religione di Stato Zoroastrismo
Religioni minoritarie Ebraismo, Religione greca e altre
Impero Achemenide - Mappa
L'impero achemenide nel 500 a.C.
Evoluzione storica
Preceduto da Impero Assiro
Succeduto da Impero macedone

L'impero achemenide (dal capostipite Achemene, dal cui eponimo Achemenidi, in persiano Haχāmanišiyā, in greco Ἀχαιμενίδαι) fu il primo e più esteso impero dei Persiani. Si costituì intorno alla metà del VI secolo a.C. e fu abbattuto, dopo l'invasione macedone di Alessandro Magno nel 331 a.C., in seguito all'assassinio di Dario III nel 330 a.C.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Fra i numerosi popoli dominati dai Medi, i Persiani erano quelli a loro più affini: come quelli erano divisi in numerose tribù, molte delle quali erano nomadi, mentre altre si erano stabilite in zone fertili e praticavano l'agricoltura.

Durante le guerre di Fraorte contro gli Assiri, i Persiani fornirono al sovrano medo reparti di cavalleria e fanteria astata, ma in seguito riuscirono a rendersi indipendenti dai medi. È a questo periodo che la leggenda fa risalire le origini della dinastia achemenide, fondata da Achemene. Suo figlio, Teispe, fu il primo ad assumere il titolo di "re di Ansan e di Persia": a lui succedettero i due figli Ciro I su Ansan e Ariamne sulla Persia, che furono seguiti dai loro rispettivi figli, Cambise I e Arsame.

Quando Ciassare sconfisse definitivamente gli Assiri, i re persiani tornarono a sottomettersi al sovrano della Media pur assumendo il titolo di "Gran Re".

Da Ciro il Grande a Serse I[modifica | modifica wikitesto]

Disegno su un vaso greco raffigurante Dario I (riproduzione)

Salito al trono dei "Gran Re" nel 559 a.C., Ciro II riuscì subito a unire le tribù persiane sotto la propria egemonia. Approfittando della debolezza di Astiage si ribellò e, alleatosi con il re babilonese Nabonedo, sconfisse il sovrano medo, tradito dal suo esercito che lo consegnò nelle mani di Ciro, il quale poté così marciare su Ecbatana e conquistarla. Le affinità tra i Medi e i Persiani consentirono ai due popoli di fondersi al punto tale che nel mondo antico venivano chiamati entrambi con il nome dei primi. Ciro proseguì l'espansione conquistando prima l'Asia Minore e la Lidia e poi il regno di Babilonia, e si spinse fino in Asia Centrale dove morì in battaglia, prima di poter conquistare l'Egitto.

L'impresa fu compiuta da Cambise II, figlio di Ciro, che sconfisse Psammetico III e si fece incoronare sovrano d'Egitto. Per tentare di conquistare Cartagine, Cambise si impadronì delle vie di comunicazione terrestri africane attraverso l'oasi di Siwa, arrivando fino alla Libia. Non riuscì però a portare a termine l'impresa perché i fenici si rifiutarono di fornire le navi contro quella che era una loro antica colonia.

Dopo la morte di Cambise II (522 a.C.), iniziò un periodo di intrighi e ribellioni che si concluse con la salita al trono di Dario I, nel 522 a.C. Fu proprio Dario, appartenente a un ramo collaterale della dinastia achemenide, a citare per primo la leggenda di Achemenes, nel tentativo di legittimare il proprio potere dicendosi discendente da Ariamne. Dario I conquistò la Tracia, il Caucaso e la valle dell'Indo e attaccò la Grecia, dove però fu sconfitto da un'alleanza di città greche indipendenti a Maratona (490 a.C.). Si dedicò quindi a consolidare le conquiste, per consegnare un impero forte e organizzato al figlio Serse I nel 485 a.C.

Anche Serse I cercò di annettere la Grecia peninsulare: riuscì a passare alle Termopili e a saccheggiare Atene, ma fu sconfitto a Salamina e a Platea e costretto a ritirarsi in Asia Minore. Con Serse I si conclude il periodo di grandezza della dinastia achemenide.

Il declino[modifica | modifica wikitesto]

A Serse I, morto nel 465 a.C., seguì una serie di re che dovettero districarsi tra complotti politici interni, lotte per il potere, rivolte e l'eterno conflitto con la Grecia finché l'ultimo di essi, Dario III (336 a.C.-330 a.C.), fu sconfitto da Alessandro Magno, che si impadronì dei domini persiani.

Un grande impero organizzato[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Satrapie achemenidi.
L'impero achemenide sotto Serse I

La prima organizzazione dell'impero fatta da Ciro II prevedeva ampie concessioni alle autonomie locali e la centralità del potere regio come espressione della volontà divina, centralità rafforzata da un cerimoniale di corte che obbligava ad atti di sottomissione come la proskynesis, l'inchino.

Dario I attenuò il decentramento amministrativo, poiché l'estensione e l'eterogeneità dell'impero esigevano un forte potere centrale capace di coordinare l'attività politica e di far rispettare la propria volontà.

L'impero fu suddiviso in venti satrapie, e a capo di ognuna fu posto un satrapo spesso legato alla famiglia regnante. I satrapi, oltre a riscuotere i tributi e ad amministrare la giustizia, si occupavano del reclutamento militare, ma non comandavano le truppe che erano affidate a generali di fiducia dello shah (re).

Fu adottata una lingua ufficiale comune per l'amministrazione statale, l'aramaico, e furono rafforzate le vie di comunicazione con la costruzione di diverse "strade regie", la più importante delle quali collegava le capitali dell'impero (Susa, Ecbatana, Pasargade e Persepoli).

Le venti satrapìe secondo Erodoto:

Stati vassalli e popoli tributari:

La religione e l'arte[modifica | modifica wikitesto]

Sfinge alata dal palazzo di Dario I a Susa ( Louvre, Parigi).

I sovrani achemenidi erano devoti ad Ahura Mazda, il dio supremo, ma a questa religione ufficiale si aggiungevano (o opponevano) diverse religioni popolari, come quella legata alle pratiche misteriche della tribù dei Magi. A partire dal VI secolo a.C. si diffuse anche lo Zoroastrismo, che ebbe grande fortuna tra la popolazione della Persia dopo la conversione di Dario I e di sua moglie. Molte delle caratteristiche dello Zoroastrismo (la tendenza monoteistica, la netta separazione del Bene e del Male, l'attesa di una apocalisse) si trovano anche nell'Ebraismo, e, di conseguenza, nel Cristianesimo e nell'Islam.

La commistione di elementi di origine diversa tipica della religione, si verificò anche nelle arti, dove ritroviamo elementi elamiti, babilonesi, ittiti, e assiri nella comune esaltazione del palazzo, arricchito dalla figura degli animali guardiani e dalla rappresentazione del "corteo dei tributari"; dagli egizi derivarono le sale regali, già presenti con le stesse caratteristiche nel tempio egizio; dalle regioni greche derivò la colonna, usata in Persia sia per gli interni sia per i portici esterni; dai proto-iranici derivarono altri tratti artistici, come la grande terrazza in pietra.

L'arte risentì della nuova atmosfera politica, spirituale e materiale, che mettendo da parte la crudeltà assira che aveva dominato l'Oriente per almeno tre secoli, la sostituì con un maggior spirito di tolleranza e clemenza che lasciava una certa libertà alle culture locali. Il sovrano invitò artisti da ogni parte dell'impero per realizzare opere importanti e questa fu un'altra ragione del carattere composito dell'arte.[1] L'arte achemenide perse alcune forme e scene crudeli di guerra e di massacro di belve tipiche dell'arte assira.

Al tempo di Ciro II l'arte composita risulta visibile soprattutto nell'architettura, con la costruzione di mura di mattoni decorati con smalti e incrostazioni preziose, di colonnati fatti di tronchi di alberi rari e con la grande varietà di materiali usati nei rivestimenti e nelle decorazioni.

Tra le innovazioni principali, vi fu l'uso della pietra, che se non sostituì i mattoni mesopotamici per la costruzione dei muri, costituì un fondamentale scheletro dell'edificio. Uno dei tratti ricorrenti dell'arte fu il gusto dell'animale come elemento decorativo.

La città regale possedeva almeno tre edifici importanti: il maestoso ingresso a sala arricchita da colonne caratterizzate da porte figurate da animali di guardia, la sala per le udienze, il palazzo dei banchetti del re.

Oltre alla costruzione di monumentali palazzi e alla loro decorazione, la terza attività artistica fiorente fu la lavorazione dei metalli, a sbalzo e cesello, con ornamenti di figure di animali o pietre; dalle coppe d'oro alle spade di bronzo, dagli orecchini agli anelli, erano estremamente variegati i tesori e le ricchezze del Gran Re.

I successori di Ciro II costruirono, alla maniera egizia, palazzi con grandi sale per le udienze, decorati con infinite serie di animali e di uomini che dovevano testimoniare la potenza e la grandezza del "re dei re".

Lista dei re achemenidi[modifica | modifica wikitesto]

Le date indicano gli anni di inizio e fine del regno.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ "Le muse", De Agostini, Novara, 1964, Vol.I, pag.29-30

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

J.M. Roberts, "Storia completa del mondo", Piemme, 1998, pp. 120-123.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]