RUSSIA. Rublo, 1741-CNB. Ivan VI (1740-41). NGC AU-55. Riferimenti: Dav-1676; KM-207.2; Bit-21; Dia-6. L’imperatore Ivan VI Antonovich di Russia nacque nell’agosto del 1740 dalla duchessa Anna Leopoldovna (nipote dell’imperatrice Anna di Russia). L’imperatrice Anna, che nel 1740 aveva 47 anni, era malata di salute e senza un chiaro successore al trono. L’imperatrice Anna desiderava proteggere la linea di suo padre, lo zar Ivan V (co-reggente con l’imperatore Pietro I) escludendo contemporaneamente tutti i discendenti dell’imperatore Pietro I dal governo. Per raggiungere questo obiettivo, l’imperatrice Anna adottò il neonato Ivan VI Antonovich e lo nominò successore nel ruolo di imperatore di Russia. L’imperatrice Anna morì nell’ottobre del 1740 lasciando Ivan VI, di otto mesi, come imperatore con un nobile tedesco (Ernst Johann von Biron) come reggente. Biron fu reggente per sole tre settimane, prima di essere sostituito dalla madre di Ivan VI. A poco più di un anno dall’inizio del suo regno, Elisabetta, figlia dell’imperatore Pietro I, radunò i reggimenti delle guardie russe, rovesciò il governo e ascese al trono come imperatrice Elisabetta nel dicembre 1741. Elisabetta fece arrestare e imprigionare Ivan VI e sua madre. Furono tenuti in prigioni sempre più segrete, con Ivan VI isolato dalla sua famiglia quando aveva solo quattro anni quando fu mandato a Kholmogory, nel nord della Russia. Lì rimase dodici anni, senza vedere nessuno tranne il suo carceriere. Si sparse la voce della sua prigionia e nel 1756 fu trasferito in un luogo più sicuro, dove fu sorvegliato più rigorosamente e persino il comandante della fortezza non conosceva l’identità dell’imperatore in esilio. L’imperatore Pietro III simpatizzò con Ivan VI, arrivando al punto di fargli visita e sembrava disposto ad aiutare Ivan VI, ma fu assassinato prima che potesse aiutarlo. Quando Caterina II salì al trono, mise in atto ordini ancora più severi nei confronti di Ivan VI: non doveva essere educato dalle sue guardie e non doveva essere chiamato “l'senza nome”. Infine, se fosse stato fatto qualsiasi tentativo di liberarlo o trasferirlo (anche con la documentazione di Caterina II), Ivan VI sarebbe stato giustiziato immediatamente. Nonostante quasi vent’anni di isolamento, Ivan VI era consapevole della sua vera identità di imperatore e la conoscenza della sua presenza in prigione si diffuse anche agli altri ufficiali della guarnigione. Fu fatto un tentativo per liberarlo, ma fu presto sventato a causa degli ordini segreti emessi dall’imperatrice Caterina II. I cospiratori furono giustiziati insieme a Ivan VI e il giovane imperatore in esilio fu sepolto tranquillamente all’interno della fortezza. Questo atto macabro assicurò a Caterina II la posizione di imperatrice e pose fine ai decenni di angoscia mentale sopportati da Ivan VI.